Che rapporto hai con il fallimento? Come ti senti quando sbagli a fare o a dire qualcosa?
Partiamo da queste domande per iniziare un’importante riflessione sul rapporto che abbiamo con la cultura dell’errore.
Diciamocela tutta: viviamo in un momento storico in cui il fallimento non è particolarmente pubblicizzato o condiviso.
Basti pensare a social media come Facebook o Instagram, che propongono stereotipi e modelli da (per)seguire ed imitare, o ad altri di stampo business come LinkedIn, in cui si celebrano momenti di successo e traguardi ambiziosi raggiunti.
Intendiamoci: non c’è nulla di moralmente discutibile in questo, ma è indubbio ed evidente che siamo portati a mostrare all’esterno solo le parti migliori di noi e del nostro vissuto, cancellando anche i difetti funzionali propedeutici a quel risultato.
In questo modo si insinua spesso una visione distorta e sicuramente parziale della realtà (nostra ed altrui), che ci porta in maniera miope a credere che la crescita (personale e professionale) corrisponda sempre ad una serie di successi inanellati uno dietro l’altro, senza spazio per distrazioni, errori o semplicemente momenti di blocco/stasi.
Anche se guardiamo al passato, ripensando ai tempi della scuola, ritroviamo il fardello dell’errore: il voto basso, con cui venivamo valutati se sbagliavamo un compito in classe o un’interrogazione, ci riporta immediatamente alla frustrazione provata.
Considerando quindi da dove veniamo e il contesto in cui siamo inseriti oggi, sembra quasi naturale vivere con timore o terrore l’eventualità del fallimento, demonizzandolo più o meno consapevolmente ed evitando in qualsiasi modo di farci i conti.
La paura di sbagliare ha radici profonde, talvolta non solo difficili da estirpare, ma ingombranti al punto di contaminare la nostra progettualità e limitare il nostro potenziale.
Generalizzando, il fallimento viene spesso associato a qualcosa di SBAGLIATO, di CATTIVO.
Eppure, se analizziamo l’etimologia della parola errore, troviamo le sue radici nel termine latino error, derivazione di erro, che significa deviare, sviare, vagare.
Quando si sbaglia facciamo letteralmente una deviazione che ci porta altrove, forse anche molto lontano dal risultato prefissato, ma è grazie a questo sviamento che abbiamo la possibilità di misurarci con altre situazioni e soprattutto di imparare qualcosa di nuovo.
Ci sono casi storici di errori eclatanti che hanno portato vere innovazioni. Te ne cito alcuni che possono incuriosirti e offrirti la portata degli effetti benefici derivati.
Coca Cola: Il farmacista John Pemberton, a causa di una legge del 1886 che proibisce il consumo di bevande alcoliche, ne crea una analcolica. Mentre tenta di migliorare la ricetta, versa per sbaglio dell’acqua gassata nella bevanda e ottiene quella che oggi conosciamo come Coca-Cola.
Post-it: Nel 1968, Spencer Silver, un ricercatore della 3M, fallisce l’ennesimo esperimento legato alla creazione di una super colla. Nel 1974 il suo fallimento viene rivalutato dal collega Art Fry che lo trasforma nel post-it, il noto foglietto giallo con la striscia collante.
Penicillina: Alexander Fleming per errore, prima di andare in vacanza, dimentica di gettare nella spazzatura alcuni vetrini inutilizzabili. Al suo ritorno trova una strana muffa verde su uno dei campioni: la analizza e scopre la Penicillina.
Come vedi, la storia è piena di errori che non solo si sono rivelati provvidenziali per l’umanità (come la Penicillina), ma che hanno determinato un cambiamento di vita per il loro inventore.
La fortuna aiuta? Certo, possibile, ma come diceva Pasteur “il caso aiuta solo le menti già preparate”, cioè coloro che continuano ad inseguire le proprie passioni ed interessi focalizzandosi sull’obiettivo, senza farsi bloccare dal timore di perdere la rotta.
Per concludere: gli errori faranno sempre parte della nostra vita, anche quando ci prepareremo al meglio per evitarli. Probabilmente anche la paura non ci abbandonerà mai totalmente, ma ciò che può fare la differenza è il mindset con cui li affrontiamo: la cultura dell’errore.
A volte è proprio sbagliando strada che si trova la propria, vivendo con più serenità una situazione inizialmente svantaggiosa che si possono cogliere nuove informazioni su noi stesse, varcare nuovi confini ed esplorare orizzonti imprevisti.
Forse è solo accettando le inevitabili sconfitte e gli incidenti di percorso che è possibile imbattersi nelle pieghe di noi stessi, che ancora non conosciamo e far esplodere il potenziale nascosto che ognuno ha dentro di sé.
Talvolta, per trovare se stessi, occorre essere disposte a perdersi.