Fine Agosto. Ci siamo. Settembre è alle porte e, come spesso accade, nella nostra mente i bilanci sull’anno appena concluso lasciano spazio ai nuovi propositi, alle promesse e a ciò che vorremmo realizzare.
Ma come ci approcciamo all’obiettivo? A quale mindset ricorriamo per raggiungerlo?
Molto spesso si dà per scontato che il punto di partenza debba sempre essere collegato al “fare” per ottenere qualcosa, il “fare” per “avere”.
Questa è una visione limitata, perché rischia di portarci a scenari insoddisfacenti: da una parte il rischio è che solo “tutto ciò che fai” ti definisca per intero, senza lasciare spazio a ciò che ti caratterizza come persona; dall’altro il pericolo è farsi totalmente ossessionare dal traguardo.
In quest’ultimo caso si perde di vista che spesso non è importante raggiungere la meta prefissata come fosse la “terra promessa”, quanto la persona che sei diventata mentre cercavi di muoverti in quella direzione.
In realtà, oltre ad impegnarci sul lavoro preparatorio di riflettere su ciò che davvero desideriamo (cosa non sempre così banale!), è ancora più importante domandarsi chi vogliamo DIVENTARE: curarci di “ESSERE” una determinata persona, affinché ci mettiamo in moto per “FAR” succedere certe cose, per giungere ad “AVERE” i risultati che vorremmo. In quest’ottica, AVERE non è più LA meta, ma un positivo effetto collaterale di questo intero processo, basato sulla nostra crescita personale.
Ma come concretizzare questo spunto?
Magari partendo da un’azione quotidiana che, sono certa, anche tu compi più o meno consapevolmente ogni giorno: la tanto sdoganata TO DO LIST.
Sicuramente è giusto averla per essere efficaci ed efficienti, ma forse parziale in ottica di mindset, proprio perchè a furia di rincorrere il fare e l’avere, l’essere viene quasi del tutto tagliato fuori.
Da quest’anno potremmo provare ad inserire nella nostra routine una vera e propria TO BE LIST, che includa tutte le competenze, le capacità, le soft skills legate alla nostra identità, alle idee, ai valori di cui ci sentiamo portavoci.
Ribaltando quindi la concezione classica, proviamo a fare un esempio concreto: poniamo che il mio obiettivo sia migliorare la mia forma fisica. La prima domanda che probabilmente mi farò sarà: “Cosa devo fare?”. Potranno venirmi in mente diverse alternative, come seguire un’alimentazione bilanciata, fare sport, prendere le scale invece dell’ascensore.
Tutte azioni che si collegano alla dimensione del FARE. Ebbene per fare queste azioni, che tipo di persona devo ESSERE? Forse posso focalizzarmi sull’essere più disciplinata, evitando di mangiare quello che mi capita sottomano tra una call e l’altra; forse posso cercare di essere costante nell’andare in palestra un certo numero di volte a settimana invece che impigrirmi davanti all’ennesima serie su Netflix. Forse potrei essere più organizzata nella lista della spesa, così da scrivermi cosa comprare per cucinare piatti più equilibrati.
DISCIPLINA, COSTANZA, ORGANIZZAZIONE: sono competenze legate all’essere, sono la mia to be list. Ecco allora come ci si sposta velocemente su un altro “campo di gioco”, perché non si parla più di forma fisica, ma di MINDSET, di approccio mentale, ovvero si parla di identità.
Probabilmente queste nuove domande sull’essere mi porteranno anche ad aumentare la mia to do list di voci extra, di ulteriori azioni da fare, che però sono di ben altro tenore, perchè saranno al servizio dell’essere, non dell’avere.
Ad esempio: per essere disciplinata devo progettare spazi e tempi quotidiani di lavoro che siano “giusti” per me; per essere costante devo lavorare sulla motivazione e fare luce sulla scala dei miei valori; per organizzarmi al meglio forse posso rivedere le mie abitudini quotidiane (time management) e valutare chi/cosa aumenta o mi toglie energia (energy management).
Ecco quindi che, finalmente, FARE ed ESSERE potranno dialogare tra loro, per ottenere un livello di AVERE più profondo, completo e significativo.
Un’altra riflessione che condivido in tema mindset è legata al decluttering: il concetto di togliere prima di mettere.
Letteralmente “decluttering” significa fare spazio: in pratica si tratta dell’arte di liberarsi di tutto ciò che è superfluo, sapendo dire addio ad oggetti, impegni, abitudini a cui diamo molta importanza, che non sono più funzionali e strategici e che occupano parte della nostra giornata.
Torniamo all’esempio del miglioramento della forma fisica.
Se inizio a mettere in agenda una serie di nuove attività in funzione del mio obiettivo senza considerare quelle già presenti, sto pianificando un probabile fallimento: è chiaro che se già la mia giornata è colma di attività (personali, familiari, professionali, sociali) faticherò a trovare tempo ed energia ulteriori per dedicarmi con costanza alla mia to be list.
Forse può sembrare contro-intuitivo, ma evidentemente prima di mettere a piano il “nuovo” occorre eliminare ciò che non è più utile o importante e che occupa spazio fisico, mentale ed emotivo.
Per riassumere, quando ti poni un obiettivo, non chiederti solo come raggiungerlo, ma anche cosa smettere di fare, quali frequentazioni diluire o eliminare, quali comportamenti o abitudini abbandonare per diventare più agile a raggiungere quella meta.