Negli ultimi anni, si è assistito a un aumento preoccupante dell'ansia tra gli adolescenti, in particolare legata alla pressione di dover essere sempre i migliori, i numeri uno in tutto ciò che si fa. Bisogna avere corpi magri e tonici, essere brillanti, sempre con la battuta pronta, piacere a tutti, essere alla moda, avere successo nello sport.
In una parola: “i numeri uno”.
Talvolta questa mentalità è favorita dai social media, altre volte è l’ambiente attorno a noi ad influenzarla (anche quello più vicino), oppure l’adolescente in prima persona necessita di queste condizioni “di sicurezza” per sentirsi accettato dal gruppo e potersi costruire una propria identità.
Diciamolo subito: l’adolescenza è una fase di sviluppo molto complessa e articolata. La comprensione del proprio Sé attraversa diversi ambiti ed è naturale cercare nel paragone con gli altri una strada per “auto-comprendersi” meglio.
Ma vediamo insieme tutti i campi del sé con cui un adolescente si trova a fare i conti:
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pensiero astratto e idealistico, a cui non corrisponde ancora un ancoraggio con la propria vera identità
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consapevolezza: proprio perché si inizia ad essere consapevoli iniziano anche molte preoccupazioni, che spesso sono anche il riflesso di un egocentrismo adolescenziale (un’aumentata coscienza di sé, senso di unicità e invincibilità, richiamo dell’attenzione)
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contraddizioni: i ruoli sociali aumentano in questa età. Gli adolescenti iniziano a differenziare il loro modo di essere / comportarsi nei vari contesti relazionali, avvertendo che tra i loro diversi Sé possono esserci delle contraddizioni (Harter, 2006). Uno stesso ragazzo potrebbe autodescriversi con aggettivi completamente opposti a seconda di momenti e condizioni: introverso/amichevole, brutto/attraente, annoiato/curioso
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sé fluttuante: la conoscenza di sé fluttua nel tempo e nelle situazioni. Per esempio un adolescente può non capire perché è contento e subito dopo triste. Il sé dell’adolescente è caratterizzato da questa instabilità fino a quando non costruisce una concezione di se stesso più strutturata. Questo non avviene prima della tarda adolescenza o prima maturità (20 anni circa)
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sé reale e sé ideale: l’adolescente cercherà di costruire un sé ideale da aggiungere a quello reale. Questo, tuttavia, può tormentarlo molto. Esplorare i sé possibili, ossia quello che vorrei diventare ma anche quello che NON vorrei diventare, ha un costo molto elevato in termini di energie e tentativi. L’adolescente fa i conti sia con le azioni per farsi ammirare (il sé possibile futuro positivo), che con quelle da evitare (essere soli, non avere successo).
Se quelli appena visti sono i fattori interni che riguardano lo sviluppo psicologico, sicuramente anche gli stimoli esterni hanno il loro peso.
Social media, competizione scolastica, aspettative familiari o al contrario scarso qualità e quantità di tempo condiviso coi genitori, possono amplificare le difficoltà di questa delicata fase di vita, con un impatto significativo sulla salute mentale dei giovani.
1.Influenza dei social media: Le piattaforme come Instagram e TikTok spingono gli adolescenti a confrontarsi continuamente con gli altri, creando un ambiente in cui il successo e l'apparenza sono valori fondamentali. La costante esposizione a immagini di successi e perfezione alimenta il desiderio di essere sempre al top.
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Pressione scolastica e professionale: La competitività nel percorso scolastico e la paura di non essere abbastanza bravi o di perdere opportunità future generano ansia. L'aspettativa di ottenere voti elevati e di eccellere in tutte le aree può diventare opprimente.
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Aspettative familiari e sociali: Le richieste di genitori e insegnanti di raggiungere determinati obiettivi spesso creano un senso di dovere e di paura di deludere gli altri, alimentando la paura di fallire.
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Cultura della perfezione: La società moderna promuove l'ideale di perfezione, rendendo difficile per gli adolescenti accettare i propri limiti e imperfezioni, aumentando così l'ansia da prestazione.
Questo continuo stress può portare a problemi di salute mentale come depressione, disturbi dell'umore, bassa autostima e problemi di ansia generalizzata. Inoltre, può manifestarsi fisicamente con sintomi come insonnia, mal di testa, problemi gastrointestinali e affaticamento cronico. La pressione costante può anche portare a comportamenti autodistruttivi o all'abbandono delle attività che un tempo portavano piacere.
Il tema è ampio e sarebbe riduttivo dare in poche righe prescrizioni specifiche.
Certamente va contestualizzata la singola situazione, ma un paio di punti possono essere già tenuti a mente e monitorati da genitori e adolescenti.
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Promuovere l'autenticità e l'accettazione di sé
Lato genitori: è importante educare gli adolescenti a valorizzarsi per ciò che sono, non solo per i risultati che ottengono. Ad esempio, sostituire la frase “cosa hai fatto oggi?” con “come ti senti oggi?” trasmettono al proprio figlio la priorità dell’ESSERE invece che del FARE.
Lato adolescente: è importante imparare a riconoscere quali sono i propri punti di forza e valorizzarli invece che combattere a tutti i costi su ciò che ci limita. I limiti ci sono per tutti, ma ci si può lavorare: lo psicologo può essere un prezioso alleato per creare un percorso individualizzato di valorizzazione e di supporto nella gestione dello stress, con strategie per affrontare le pressioni esterne e accrescere la propria autostima.
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Limitare l'uso dei social media
Lato genitori: proporre delle alternative che coinvolgano i propri figli, stimolare del tempo libero insieme di qualità, definire dei momenti di ascolto attivo e di condivisione delle proprie difficoltà può aiutare l’adolescente a “connettersi col mondo reale” e “disconnettersi da quello virtuale”, apprezzando lo scambio coi genitori e attivando le competenze empatiche e relazionali (spoiler: aiuta molto anche i genitori a prendere coscienza del grande aiuto che il proprio figlio può offrire nei momenti di vulnerabilità del genitore)
Lato adolescente: provare a favorire nuovi momenti di condivisone reali, che non prevedano l’uso del cellulare. Questo perché nella “vita online” ci mettiamo tutti nella nostra versione migliore, omettendo i difetti che invece ci sono. Questo facilita un confronto genuino, alla pari e ti fa scoprire che molti dei problemi che stai vivendo sono spesso comuni e condivisi dai tuoi amici (solo che nessuno ha il coraggio di mostrarlo).
Per concludere: l'ansia degli adolescenti di essere sempre i numeri uno è un fenomeno complesso e multidimensionale, influenzato da fattori sociali, culturali e personali. Affrontarlo richiede un impegno collettivo volto a promuovere una cultura dell'autenticità, del rispetto di sé e della gestione sana delle pressioni.
Bibliografia
Santrock, J. Psicologia dello sviluppo, McGrawHILL EDITORE